martedì 30 settembre 2008

Viaggi nel tempo?

Una settiana fa siamo partiti da Londra per ritrovare il bimbo scomparso.
L'abbiamo trovato... morto, fatto a pezzi e murato solo per coprire l'incidente e far proseguire i lavori di ristrutturazione del manicomio.
Finale del tutto inaspettato e maledettamente triste.

Quando, con la tristezza in cuore per quello che era successo stiamo per ripartire, arriva il soldato e ci dice che dobbiamo tenere in custodia l'ex custode del manicomio anceh se il perché o chi sia in realtà rimane un mistero.

Passa poco tempo e lo fanno saltare per aria. Ma chi? E perché?
Riprendiamo le indagini e ci troviamo con tre tizi che, armi in pugno, ci intimano di seguirli.
Ci bendano e ci guidano attraverso quello che sembra un labirinto. Inizio a contare i passi in modo da poter tornare indietro.
Il terreno e l'ambiente intorno a noi cambiano spesso.

"... 200 passi poi giro a destra, 800 poi a sinistra... 4000, 4100... un momento..."

Mi tolgo la benda e mi trovo in una giungla indiana!!!

Ma com'è possibile? Questo stravolge tutte le leggi della fisica sembra quasi che abbiamo viaggiato nel tempo.

lunedì 29 settembre 2008

Gli uomini di Londra

La tenda si apre e un soldato va verso Allen.
"Signore l'abbiamo trovato."
Il viso di Allen si illumina.
"Ottimo, portami da lui."
"E' qui fuori signore."
Allen esce dalla tenda e nel campo ad attenderlo c'è un uomo alto e robusto, in divisa militare.
"Suppongo che tu sia John soldato."
"Si signore sono io."
"Bene ti stavano cercando, veniamo da Londra, siamo qui per portarti a casa."
"Non sono solo signore, siamo in due."
"Due? noi cercavamo te, chi è l'altro?"
"Un mio compagno di Londra, siamo finiti qui assieme."
Dalla boscaglia esce un'altro uomo, più basso e esile, con i capelli lunghi.
"Bhe, penso che debba venire con noi."
Allen fa per tagliare la discussione ma l'altro si intromette.
"Dove siamo adesso?"
Allen torna sui suoi passi.
"Che razza di domanda è?"
"Solo, signore - risponde John - non sappiamo dove siamo."
"Come diavolo è possibile che siate qui senza sapere perchè siete qui?"
"E' una storia lunga signore."
"Raccontatemi, ho tempo."

venerdì 26 settembre 2008

Dustin

Le zanzare pungono la pelle di Dustin e lui spera che non gli trasmettano qualche strana malattia.
"Fate un giro attorno - sussurra Allen - e vedete che cosa era quel rumore."
Dustin e il suo socio girano attorno al grosso albero e vedono che qualcuno ha spezzato dei rami passando.
Dalla forma delle rotture potrebbe essere alto sui 2 metri, molto più di un uomo comune.
Le orme sono indefinite, e il terreno erboso ne mascherano la profondità.
"Un uomo signore, sui due metri, ora sembra se ne sia andato."
"Ok, soldati, occhi aperti."
Dustin cammina per ultimo ora, è di retroguardia.
Lo fa sempre, questo gli fa sentire di essere una pedina sacrificabile.
La cosa non gli piace, ma è il suo lavoro.
Un rumore lo fa fermare, fischia basso, come è abituato a fare.
Gli altri soldati si mettono a cerchio.
Allen fa due cenni con la mano, due soldati si sdraiano a terra e strisciano sotto le fronde.
Il rumore si ripete, più alto e vicino.
Dustin sente una puntura di zanzara sul collo, istintivamente lascia il fucile per schiacciarla.
E' solo un istante, ma Dustin se ne pentirà per sempre.
La boscaglia esplode in un eruzione di foglie.
Dustin viene investito da una pioggia di rami e terra.

Quando si sveglia è sdraiato sotto una tenda, la testa gli duole.
Allen gli siede accanto.
"Tutto ok soldato?"
"Si signore, ma cosa è successo?"
"Non lo sappiamo, sei sparito nella foresta per più di un ora, dove sei stato?"
"Io... non lo so, sono svenuto e..."
Le parole gli si bloccano in gola.
"Ricordo solo un ombra..."
"Un ombra?"
"Si signore... solo un ombra, alta, che camminava su due gambe, e non era un uomo."

giovedì 25 settembre 2008

Novembre 1862

Dustin è un soldato, uno come tanti.
Quando il capitano gli ha chiesto di consegnare la busta non si è fatto domande.
Un tempo, involontariamente, si chiedeva il perchè di certi ordini, ora non lo fa più.
Quando entra nella stanza del capitano un brivido freddo gli corre lungo la schiena.
"Una missiva per lei signore" .
L'uomo seduto alla scrivania lo osserva, sembra quasi soppesarlo, poi indica il tavolo di fronte a Dustin.
Dustin mette la busta sul tavolo sopra una pila di altre buste, tutte identiche.
"Signore il sergente Allen ha detto che si tratta di una missiva importante, che sarebbe da controllare subito."
L'uomo dietro la scrivania aspetta qualche minuto, poi prende la busta dal tavolo e la apre.
Gli occhi scuri corrono veloci sulle poche righe scritte sul foglio e poi si alzano su Dustin.
"Qual'è il tuo nome Soldato?"
"Dustin Grey, signore" lo sgaurdo si alza involontariamente, come a fuggire gli occhi del capitano.
"Bene Dustin, torna da Allen, digli di partire subito e di portarlo a casa"
Dustin compie il rito del saluto, poi esce dalla stanza.
Mentre scende le scale non può fare a meno di sorridere.
Un soldato lo incrocia.
"Che hai da ridere Dustin?"
"No, niente, pensavo all'India"