mercoledì 29 dicembre 2010

Due anime

Sommità di un palazzo, Altrove

"Richard, a cosa pensi?"
"Penso a Antony"
Richard si volta verso l'uomo con gli occhi azzurri.
"Mi ha detto Arrivederci... come se avesse capito qualcosa."
L'uomo alto si avvicina a Richard e assieme guardano giù dal palazzo.
"Quando ti sei sparato, per andare oltre, io credevo che non saresti mai tornato indietro.
Invece ce l'hai fatta, anche se hai portato con te quella cosa.
Credo che tu abbia fatto tutto quello che era in tuo potere per salvarli, per indirizzarli...
Hai voluto loro bene, come fossero dei figli, e adesso sarai riconpensato da loro, anche se non lo sanno."
Richard, attraverso le nebbie di Altrove, guarda il gruppo che parla con l'altro se.
"Era un piano rischioso il tuo Richard, ma hai visto giusto."
Richard guarda l'uomo alto.
"Sai, appena sono tornato, ci sono stati molti momenti in cui il mostro ha combattuto per prendersi il mio corpo, a volte ho resistito, a volte no, ma alla fine ho fallito e lui si è liberato.
"Dovevi farlo, era l'unico modo per salvare il mondo da Arold."
"Lo so, lo specchio mi aveva mostrato il futuro.
Avevo visto la cura che distruggeva il mondo, ma che nello stesso modo lo salvava.
I figli della cura potevano resitere alla malattia che Arold avrebbe diffuso, come piano B."
"Ma tu non potevi sviluppare la cura, nessuno ne era in grado."
"Ma il mostro si - sorride Richard - lui aveva le conoscenze e la rabbia per debellare il mondo, e cercando di farlo, di salvarlo."
Richard si sporge dal parappetto e guarda giù.
"Non so cosa fare, se salto, quando il mostro sarà morto tornero nel mio corpo?"
"Lo farai."
"Ho paura, paura di non essere più all'altezza dell'agenzia."
L'uomo alto mette una mano sulla spalla di Barker.
"Perchè non lo hai detto loro?"
"Perchè se avessi detto che mi serviva il corpo, forse avrebbero fatto un piano per limitare i danni, e magari il mostro sarebbe fuggito."
"Ma così facendo rischi di non tornare."
"Non mi importa - Barker mette la sua mano su quella dell'uomo - il mondo è più importante di me, della mi vita."
"Richard, sei un uomo buono, forse 140 anni fa mi sono sbagliato su di te."
"Hai fatto quello che dovevi, io avevo fallito."
"Ma hai trovato un modo per salvare il mondo lo stesso."
"Grazie - Barker sorride - di avermi dato una seconda possibilità."

domenica 19 dicembre 2010

Il luogo

Di fronte a noi Barker, il solo, il vero, l'autentico Barker, l'altro? solo una copia, un costrutto, un corpo vuoto occupato da un essere che abitava la città grigia e che ora è libero nel nostro mondo; "nostro mondo" suona strana come espressione;
un essere il cui solo scopo è annientare tutto, e come se non bastasse ha le sembianze di uno degli industriali più potenti al mondo, ed a capo della più grande industria farmaceutica mondiale...

Barcker risponde alle nostre domande, alla capacità che l'orologio da al suo portatore di condividere con altri la trascendibilità del tempo senza esserne più influenzati, del fatto che l'orologio permetta al tempo stesso di esistere e di trascorrere; e non semplicemente di influenzarne lo scorrere. Dell'uomo con la bombetta, un dio forse, un'essere al di sopra di tutti che dispensa consigli a chi non conosce la risposta. Di Arcer che è uno uomo buono, un ex poliziotto, che fa quello che fa solo perché spinto con leva giusta. Di Barker, l'altro Barker; quello per 140 anni ha tentato in tutti i modi di farci sparire, mandandoci in luoghi in cui nessuno è mai tornato; tranne noi. Di Arold Jhons; l'altro Arold Jhons, quello vero, ma che questa volta se pur vero è quello "cattivo".

Poi solo una via ci è concessa per uscire da questo limbo che unisce l'inferno della dannazione dall'inferno quotidiano, solo un salo nel vuoto ci permette di tornare. Saltiamo (...).

E ritorniamo a NY, nella nostra casa; quella che Barker ci ha dato, quel luogo dove comunque può controllarci. Ora sta a noi decidere cosa fare e quello che facciamo e cercare la leva che permette a Barcker di muovere Arcer e, la troviamo; sua figlia, malata di un male incurabile, se non con un trapianto, alla spina dorsale. Forse ora un vantaggio su Barker lo abbiamo, se solo riuscissimo a impugnare noi la leva che muove Arcer.

Partiamo, per Parigi, per l'ultimo indirizzo conosciuto di Arcer, per salvare sua figlia, per guadagnare metri su Barker. Per scoprire poi, dall'uomo con la bombetta, che Barker sa già tutto, tutto quello che vogliamo fare Barker lo sa. Noi NO, ma lui sa già le nostre mosse; lui sa che siamo a Parigi, lui sa che l'uomo con la bombetta ci sta dicendo tutto, lui sa già cosa fare e infatti fuori dalla casa ci attende un macchina, un uomo che ci fa tornare da Barker a NY.

Seduti al tavolo, scherziamo; e Arcer spara.
A caso, senza guardare, ma ci spara. L'atmosfera è tesa, Barker non è più un benevolo magnate che ci esorta a trovare la cura, c'è l'ha già, non gli serve, non gli serve che noi la troviamo, gli serviamo noi, per altri scopi.
Arcer è teso e non ha più voglia nemmeno lui di scherzare, beve.
Barker ci chiede solo una cosa, creare un luogo dove i poteri funzionino, ma il tempo non influisca. Un luogo in questo mondo, nel "nostro mondo" dove il tempo non fluisca e non interferisca con i suoi piani; un luogo dove possa usare i suoi poteri per i suoi scopi. Un luogo che deve essere pronto entro due giorni, quando alla fine Theodor verrà al mondo.


venerdì 10 dicembre 2010

L'ascesa

Dopo esserci riposati per recuperare le forze dopo gli ultimi scontri, decidiamo di farci accompagnare da Boris e gli altri al palazzo dove, secondo quanto ci hanno detto, i nostri poteri funzionano.

Arriviamo di fronte a quella che è una struttura imponente e, dopo alcuni istanti, lo riconosciamo: è l' Emipre State Building.
I soldati ci hanno dellto che fino al 68° piano ci sono strane creature, ostili e immuni alle armi da fuoco e che la zona dove i potrei funzionano è in cima all'edificio: piano 98 è lì la nostra meta.

Appena davanti all'ingresso le porte a vetro si aprono ed entriamo. Una rapida occhiata e notiamo che Boris e gli altri sono spariti, o meglio non sono nemmeno entrati. Poco importa.

Andiamo verso l'ascensore ma scopriamo che non funziona sembra proprio che manchi corrente all'ascensore. Olte a questo manca completamente l'illuminazione. Però nel palazzo c'è la corrente... le porte funzionano.
Così decidiamo di recarci negli scantinati dove dovrebbero esserci i quadri elettrici.
Effettivamente è così.
Alcuni sono integri ma quello di luci e ascensori sono mezze distrutti ed è rimasto solo un groviglio di cavi.

William con abilità e pazienza ripreistina quasi tutti i collegamenti. Da tensione al quadro genreale e, oltre a qualche piccolo scoppio da cortocircuito, si riaccendono le luci e gli ascensori riprendono a funzionare.

Pigiamo la chiamata dell'ascensore con la soddisfazione di chi ha compiuto l'impresa. Le porte si aprono e, all'interno dell'ascensore c'è una strana figura. Alcuni di noi sono presi dal panico e fuggono o si raggolmitolano piangendo, gli altri capiscono che è un manichino e lo distruggono.
Calmimamo gli altri e saliamo diretti al 68° paino. Al 5° l'ascensore si ferma... appena il tempo di scendere e questo precipita coi cavi troncati.
Iniziamo la salita a piedi. Ad ogni piano troviamo dei fantocci e, ogni volta, alcuni di noi vengono presi da attacchi di panico alla loro vista.

Jimbo ha un'illuminazuine, Si ricorda di aver visto un interruttore con scritto "allarmi". Scende e lo disattiva e i fantocci diventano innoqui. Nel frattempo gli altri si misurano con un ragno gigante e hanno la meglio.

Non c'è un attimo di sosta. Il gruppo riprende spedito la salita verso la cima del palazzo. Attraversano tutti i piani. A un certo punto si alternano in rapida successione piani con un clima tropicale o desertico che fiacca ulteriormente il gruppo.

Però, finalemnte, arrivano al 68° piano. Qui si trovano di fronte ad una porta col metal detector e, per passare, devono lasciare tutti gli oggetti di metallo orologio compreso.
Come se non bastasse alla loro spalle appare uno strano mostro con testa da ragno e corpo da 1000 piedi. Comincia una lotta anche se le armni da fuoco hanno il solo risultato di tenere il mostro a distanza. Con molta fatica e con parecchi lividi riusciamo a passare sfondando la porta a vetri e ci precipitiamo dentro l'ascensore che ci dovrebbe portare all'utimo piano. L'ultimo rumore prima di iniziare la salita è quello del mostro che cozza sulle porte metalliche dell'ascensore.

I piani passano in rapida successione. Jimbo decide di scendere al 95° ma nè lui nè noi abbiamo intoppi.
Ci troviamo all'ultimo piano ansiosi di riassaporare il gusto dei nostri poteri ma non succede nulla.
Ci guardiamo attorno e c'è una porta la apriamo e troviamo una vecchia conoscenza seduta, gambe a penzoloni, sul cornicione del palazzo.

giovedì 9 dicembre 2010

Il palazzo


Boris osserva il gruppo entrare nel palazzo e tira un sospiro di sollievo.
E' finita.
Si volta e con gli altri si allontana.
Mentre cammina nella città Boris si mette a parlare con il suo secondo:
"Pensavo sarebbe finita male, avevo sentore che avessero fiutato qualcosa."
"Meglio, alla fine non abbiamo fatto loro del male."
"Si lo so, ma lui ci aveva detto di non avvisarli che sopra il palazzo li stava aspettando e temevo capissero che c'era qualcosa che non andava."
Camminano per alcuni minuti poi un movimento attira lo loro attenzione.
Si voltano verso l'immagine fugace.
Un istante.
Lui è davanti a loro.
Avete selto con chi stare vedo...
"Chi sei, come puoi parlare nello nostre menti?"
Mi dispiace per voi.
Provano a sparare, le pallottole non servono a nulla.
Un attimo e sono tutti a terra, in un bagno di sangue.
Nell'istante prima di morire il secondo pensa alla donna che non rivedrà mai più.

giovedì 2 dicembre 2010

Notte

Il gruppo dorme.
Boris si avvicina al suo secondo.
"Sono loro vero?"
"Si."
"Li ho riconosciuti appena li ho visti apparire, non sembrano cambiati vero?"
"Per niente, nonostante i cento e più anni che sono passati dall'altra parte."
"E gli altri che girano con loro?"
"Non lo so, saranno nuovi amici."
I due si accendono una sigaretta.
"Alla fine sono arrivati."
"Meno male - dice il secondo - mi stavo stancando di stare qui."
"L'altra volta hanno aiutato il nostro capo. Ma le cose sono cambiate adesso."
Due tiri nella notte.
"Pensi di portarli domani?"
Boris ride.
"Si, bhe, quello che dovrebbe essere domani."
"Bhe, fai in fretta, me ne voglio tornare a casa."
"Ti ha detto che ti riporterà da lei?"
"Me lo ha promesso. Altrimenti non l'avrei mai fatto 'sto lavoro."
Silenzio e fumo
"A te, Boris, cosa ha promesso?"
"Come mai questa domanda dopo così tanto tempo insieme?"
"Curiosità, visto che la cosa sta per finire."
"Mi ha promesso che sarei rimasto giovane."
Il secondo spegne la sigaretta sotto lo stivale.
"Bhe, vieni a trovarmi ogni tanto anche se io sarò vecchio."
"Contaci, sempre che si torni nello stesso tempo."
Boris butta la sigaretta e si siede con il fucile in grembo.

Un'altra città

Barker contatta il gruppo: Aiko è scomparsa.
Iniza l'investigazione ma i metodi classici non portano a niente.
Uno di loro ha un idea.
Perchè non cercare quelle notizie a cui nessuno crede, come sparizioni misteriose, e vedere se c'è qualche collegamento con la vicenda di Aiko?
Dopo alcune ricerche su veri mezzi di comunicazione scoprono che una casa è teatro di strane sparizioni.
Prima sono scomparsi i gatti, poi un gruppo di ragazzi.
Tutti i testimoni dicono che al crepuscolo li sentivano ancora parlare come se fossero "vicini" ma non potevano vederli.
La donna che curava i gatti racconta che "li sento miagolare a volte alla sera, ma non riesco a vederli."
Si recano alla casa.
Mentre sono li John si accorge che qualcuno li sta tenendo d'occhio.
Su una macchina tre uomini con abiti anonimi li stanno fotografando.
Fanno per parlare con loro ma i tre scappano.
Cala la sera e di colpo la città diventa silenziosa.
Dove siamo finiti? si domandano.
Fanno per entare nella casa ma qualcosa li attacca.
Un mostro che sembra composto da pezzi di diversi gatti di dimensioni enormi.
Proprio mentre sembra che il mostro stia per uccidere uno di loro una raffica di colpi lo fredda.
Un gruppo di uomini li ha aiutati...
"Come fate anche voi a..."
Il capo del commando li zittisce e chiede di essere seguito.
Si mettono al riparo e l'uomo dice loro di chiamarsi Boris.
Dice di venire dalla Russia e che è qui da molto tempo.
Sembra che dove sono il tempo scorra con un ritmo diverso, a volte veloce a volte lento.
Sembra un riflesso della città che c'è da un altra parta.
Cambia col tempo ma è sempre vuota.
A volte appaiono delle creature ma fanno tutti una brutta fine.
Il gruppo è il primo a sopravvivere.
"Non siete normali vero?" chiede Boris.
Risposte evasive.
Boris dice che lui non è normale.
Ma dove sono le capacità non funzionano.
Mentre parlano Jimbo nota un gruppo di mostri a forma di lumaca che si avvicina.
Lui sa che quei mostri sono attirati dal suo orologio e si allontana per salvare la pelle agli altri.
Scontro a fuoco per permettere a Jimbo di scappare.
Jimbo semina le lumache sopravvissute e torna dagli altri.
Boris dice che non c'è modo per andarsene...
... però c'è una zona della città in cui i poteri funzionano.
Il gruppo decide di recarsi la.