sabato 31 gennaio 2009

Rumori di fondo

L'uomo seduto di fronte a lui gli sorride, ma a lui frega poco, ormai ha deciso, lo ucciderà.

Salendo sulla metropolitana Franklin ripone il coltello nella giacca, nessuno doveva vederlo.
Da quando l'essere che viveva nel suo armadio gli aveva parlato lui era cambiato.
Adesso sapeva la verità.
Se ne fotte di suo padre e delle puttane che si portava a casa, se ne fotte di vedere suo fratello che lavorava tutto il giorno per pagare la casa e se ne fotte del male che gli mangiava i polmoni ad ogni nuovo tiro di sigaretta.
Se ne fa un altro, di tiro, e sorride.
L'essere che vive nel suo armadio gli parla la notte e gli racconta del suo futuro, del suo successo, della sua salvezza.
A volte Franklin si chiede se l'essere parli di lui o di se.
Ma importa poco alla fine.
Lui sa che l'essere è furbo e forte e che gli darà la vita, la vita eterna.
Sa che lo svincolerà dal tempo e dal dolore, dalle malattie, dalla morte.
L'essere dice di chiamarsi Ophmet e Franklin sa che non è umano.
Lui lo vede come un verme, un verme infinito, con due enormi occhi neri e una fila di zanne ricurve.
All'inizio l'essere non gli parlava, si limitava a un brusio, che a Franklin toglieva il sonno, adesso parla tutta al notte, e il sonno non è tornato.
L'essere gli concede di vedere molte cose, ma in cambio vuole delle offerte.
Prima Franklin ha deciso di offrigli il suo orecchio destro, poi un paio di dita del piede sinistro, adesso medita di offrirgli un occhio.
Ogni tanto l'essere gli chiede di uccidere qualcuno e Franklin da buon seguace lo fa.

Il sangue caldo cola sul coltello, e Franklin ride leccandone il filo.
L'uomo soffre mentre la lama gli recide i tendini delle mani e poi scende a scorticare le gambe.
Franklin incide la carne con passione e prega che la cosa sia gradita a Ophmet.

Sono passati anni, adesso l'essere parla costantemente nella mente di Franklin.
Il rumore della sua voce è un rumore di fondo che accompagna la vita.
Franklin esce poco di casa, gli alti adepti lavorano per lui, non mangia quasi più e non dorme quasi mai.
Il suo corpo porta i segni del sacrificio per Ophmet.
Adesso lui è il gran sacerdote e ha un compito, trovare i bastardi che hanno ucciso uno di loro.

giovedì 29 gennaio 2009

Il tempo e la follia

Aiutati da Tony entriamo nella villa.

Nella casa non c'è nessuno così iniziamo a perlustrarla.
Sicuramente in questa casa c'è gente che ci abita... ma la cosa strana è che in cucina non c'è ninete. Nè viveri nè vettovaglie... strano. In compenso la cantina di vini è ben fornita.

Stiamo per iniziare a perlustrare il piano superiore quando l'interno della casa viene illuminata da dei fari di alcune auto.
Troviamo rapidamente un buon nascondiglio e vediamo arrivare 2 moto e 4 auto.
Dopo pochi secondi entrano due motociclisti massicci. Corporatura da pugile e revolver al fiaco.
A seguire entrano 4 uomini vestiti di bianco col volto coperto e altre 10 figure vestite di nero anch'esse col volto coperto. Con loro ci sono anche 2 prigionieri, ammnettati e un sacco di juta infilato in testa.

Lasciamo salire lo strano corteo e poi, furtivametne, ci rechiamo al piano di sopra.
Il gruppo si è rinchiuso nella sanza in fondo al corridoio.
Ci avviciniamo e demtiamo che qualcuno stà recitando una strana cantilena. Non si capisce nulla delle parole che sta dicendo.
Decido di spiare dal foro della serratura.
Gli uomini vestiti di nero sono in cerchio i due energumeni non si vedono.
I due prigionieri buttati in un angolo, la cantilena aumenta sempre più d'intensità.
Poi, improvvisamente, i 4 vestiti di bianco si mettono a dorso nudo... sono magrissimi! Una cosa raccapiricciante. Poi estraggono 4 coltelli dalla lama ricurva e iniziano a infliggersi delle profonde ferite. Si tracciano cerchi e spirali con solchi profondi. Mi chiedo come possano resistere al dolore... in un attimo sono pieni di sangue e la pozza sotto di loro comincia a farsi sempre più ampia. Dopo poco tempo il primo crolla a terra esanime e, in rapida successione, anche gli altri fanno la stessa fine.

Le ferite che si sono inferti sono uguali a quelle ritrovate sul corpo del Dr. Fog!!!

Quello che intonava la cantilena si ferma e comincia a farnteicare assurdità sul dio Ophmet che è copiaciuto, che lui l'ha visto e che adesso lo convocherà lì.
Quindi, dopo un suo cenno, uno dei due motociclisti va verso di lui. Prende un sacchetto ed estrae un cubo di metallo. Il tizio comincia a girare le faccie del cubo. Poi anche lui si mette a dorso nudo.
E' ancora più magro degli altri e il suo corpo è una cicatrice unica.
Il tempo di provare ribrezzo per la scena che ho davanti algi occhi, e anche nella sua mano appare un coltello ricurvo. Ma stavolta non lo usa su se stesso ma decide la gola a uno dei due ostaggi.

Prima che possa abbatersi anche sul secodno con un calcio sfondo la porta e, puntando la pistola su di lui gli intimo di fermarsi.
Tutto accade in un attimo.
Dietro di me sento i colpi di Paul e John che raggiungono e neutralizzano i due motociclisti.
I 9 vestiti di nero si buttano dalla finestra per darsi alla fuga. Riusciamo a ferirne un paio ma nulla più.
Catturiamo il capo e lo portiamo in ufficio per interrogarlo.
Nel fare ciò gli cade la maschera e rivela il suo colto deturpato. Non ha più il labbro inferiore e da un occhi ha eliminita la palpebra. E' uno spettacolo raccapircciante che mette a dura prova il mio stomaco.

Lui continua a dirci che non capiamo, che lui vede oltre a questa esistenza e va oltre al concetto del tempo. Che il suo dio è molto potente e che il tempo non è più un limite, che lui può arrivare ad avere un'esistenza eterna.

Cerchaimo di interrogarlo e di farci raccontare perché uccidono la gnte e cosa sa del Dr. Fog.
Chiamiamo anche il nostro amico medico per farci dare una mano ma... niente da fare. Dopo poco, visto le sue condizioni, muore.

Decidiamo di sbarazarci del cadavere e lo gettiamo nel fiume.

Nella ricerca di nuove informazioni, decidiamo di chiedere l'aiuto a una non vedente che, col suo tatto più sensibile, potrebbe aiutarci a distinguere le varie facce del cubo che a noi sembrano identiche.

Appena mette le mani sul cubo ci dice che è molliccio... ma se è di metallo?!

Poi comincia, indicandoci uno ad uno, a chiederci chi siamo. Dopo aver passato in rassegna me e gli altri, indica un punto nel vuoto e ci chiede perché il nostro amico è così siloenzioso.
Ma chi c'è??? Di chi sta parlando???

Il mistero si infittisce.

mercoledì 28 gennaio 2009

Il tempo

1980
Mattina di ottobre.
Paul e William escono come al solito da casa loro e vanno verso l'ufficio.
Non è molto che lavorano assieme ma la cosa gli piace.
William è uno che ne sa un pò di tutto, che non si perde d'animo, anche se a volte agisce troppo d'impulso.
Paul dal lato suo è uno che ha senpre una soluzione, che analizza le cose che ha i contatti giusti. Sempre.
L'ufficio è freddo, la stufa ferma e qualcuno ha rotto una finestra.
E' un brutto quartiere, ma i due sanno che la finestra rotta non è un caso.
Stanno investigando su un caso nuovo, qualcosa di strano, qualcosa che ha a che fare con una serie alfanumerica e un omicidio.
L'omicidio è di quello di Ronald Fog un matematico di Londra la serie numerica è
3 3 - 3 4 3 3 s x 2 3 1 d x 4 a 4 sx.
E i due non ne vengono a capo.
Durante la ricercha hanno scoperto che Fog ha un conoscente con cui lavorava e che collaborava per alcuni suoi studi sulla "matematiche dell'antichità" un tale di nome Arold, lui ora sta cercando delle connessioni tra i numeri e l'omicidio.
La porta dell'ufficio si apre ed entra John.
"Mmm" mugugna e si accende una sigaretta.
Lui lavora poco, è un attaccabrighe, un ex militare.
Mette i piedi sul tavolo e si mette a giocherellare con una moneta.
"Accendete la stufa, fa freddo."
Lui è uno che fa il duro, ma a volte porta male.
Porta male e porta piombo, meno male che Faust di solito riesce a rimetterli in sesto in tempi brevi.
Faust adesso lavora con loro, lo fa solo il fine settimana, di solito ha il suo studio.
Adesso sul tavolo hanno la serie numerica, la rileggono ma non sanno che dire...
La finestra rotta fa entrare un freddo dannato, e il fatto che sia rotta non è un caso.
La prima volta gli hanno sfondato la porta, buttato tutte le carte in giro, rubato dei soldi.
La seconda volta gli hanno rotto la finestra, ma le carte non c'erano già più.
Adesso di nuovo, ma la grata interna ha evitato l'ingresso.
Da quando hanno preso posto nel vecchio ufficio del loro ex capo si sentono meglio, più importanti.
Negli anni 80 questo non è facile.
Loro non sono i soli che investigano a Londra, c'è molta concorrenza, e non è facile avere dei casi.
I pochi che hanno avuto li hanno portati ad un pareggio economico in questi anni, ma i loro conti in banca non permettono nemmeno una pizza fuori.
Questo è il caso buono.
Un matematico, pieno di soldi e pure con una figlia niente male.
Ci hanno lavorato per mesi per averlo, adesso lo devono risolvere, ne va della loro sopravvivenza.
Poco importa se i tizi che li seguno a volte di notte si fanno sempre più arditi.
Già i tizi.
Tutti con facce torve e lama in tasca, alcuni anche con il piombo.
Li hanno seguiti due volte, poi il gioco si è inverito.
Adesso John li segue mentre i tizi seguono William e Paul.
Sono giunti in una villa, una vecchia villa di Londra, appena fuori della periferia.
Una villa dell'800 con il suo bel giardino e la cappelletta privata.
Bhe, prima o poi tenteranno l'ingresso, quei tizi sanno qualcosa!
Il codice, che i tizi lo cerchino?
O forse loro l'hanno scritto?
O forse non centra nulla... mah.
La porta si apre ed entra un tizio, sui 30 con i capelli dritti sulla faccia, sembra un pò un finocchio.
"Si?" chiede John mentre si pulisce le unghie col coltello.
"Mi chiamo Rey - voce da topo - sono venuto per conto di Beth."
Beth è la figlia.
Che vuole sto tizio? si farà mica un gay del genere?
"Volevo sapere a che punto erano le indagini e pagarvi il mese."
Allunga una busta.
1000 sterline.
Decidete le vostre mosse, sapete che il fatto che Beth chieda non è casuale, è tempo che indagate e non siete giunti a niente.
I tizi che vi seguano non vi sembrano brava gente e sapete che palesarvi contro di loro potrebbe essere fatele per l'indagine, meno sanno di voi e meglio è.

La sera i tre si ritrovano in ufficio, mentre John prepare il the il discorso prende il via.
La serie numerica non sembra avere un filo logico, ne Arold ne gli studenti sanno qualcosa, e avete parlato con i migliori.
A casa di Beatriz non c'è casaforte, o almeno non ce n'è con quella combianzione.
La porta si apre.
Un tizio sulla trentina entra, si scosta i capelli dagli occhi e dice:"Salve, forse vi posso aiutare."
A fare che? pensate.
"Mi chaimo Tony, vi ho sentito oggi in università parlare con gente che conosco e...Insomma ho chiesto in giro e mi sembra chiaro che la cosa centri con il Dr. Fog.O mi sbaglio?"
Silenzio
"Bhe insomma, io collaboravo con lui a un progetto, una cosa strana per la mia tesi."
Silenzio
"Insomma la tesi era sulle dimensioni oltre le tre che la nostra mente percepisce..."
Silenzio
"Il tempo, e cose del genere."
Ah ecco! pensate ci mancava il folle.
"Io so che Mr. Fog aveva un disco, con i suoi studi e che non se ne separava mai... bhe, dalle vostre facce è chiaro che non ne sapete nulla."
Si siede.
"Io so che il Dottore a volte si recava in una villa, fuori città per studiare e per lavorare in pace.Se volete vi posso aiutare, ma in cambio voglio un copia del disco, sapete per la mia tesi."
Sorride.
"Ecco - dice - io so il codice per entrare nella villa."
Paul e William si guardano e sorridono.

lunedì 12 gennaio 2009

Lontano

La villa di Willfred è avvolta dall'oscurita.
Fra gli alberi qualcuno osserva il gruppo che lascia la casa.
John li ha seguiti di nascosto fino ad ora, per capire, per proteggersi, per pianificare le mosse.
Ora deve agire.
Esce allo scoperto e in poche battute li avvisa del pericolo.
I militari sanno di Willfred e hanno deciso di farlo sparire, un altro collegamento con Jacob che deve saltare.
John però teme anche un'altra cosa, che prima o poi i militari decidano di fare sparire anche i suoi alleati, e questo non gli va giù.
Tornano verso la casa, avvertono Willfred del problema, ma il tempo stringe.
Appena parlato con l'illusionista vedono i militari entrare nel giardino della villa.
"E tardi, dobbiamo cercare un'altra uscita."
Scendono nello scantinato, trovano un vecchio passaggio per la fuga e lo imboccano.
Con il mago al seguito il gruppo si nasconde all'uscita del passaggio, nella vecchia cappella della casa.
Come fare a fuggire?
I militari sono tutti attorno, prima o poi li scopriranno.
Decidono di fare un'azione furtiva, ciascuno per se e appuntamento al molo.
L'Inghilterra, la loro casa, è troppo pericolosa in questo momento.
"Ci allontaneremo, per qualche tempo.
Raccogliamo le idee, facciamo calmare le acque e decidiamo il da farsi!"
L'azione va a buon fine, il gruppo ferito ma salvo riesce a congiungersi al molo.
Salgono sul primo mezzo in partenza, senza sapere dove andranno, devono solo andare via.
La notte vede il battello lasciare londra e vede i nostri lasciare tutto ciò che hanno.
Come sarà il loro futuro?

Il tempo passa e il gruppo, che ha trovato rifugio in un piccolo villaggio nel Nord della Francia, sempre più inizia a sentire il bisogno di tornare a casa.
Le mogli di John e Faustine sono ancora la che li attendono, e i due non riescono più a stare loro distanti.
"Fate come volete, ma fate attenzione, noi adesso siamo fuggiaschi a Londra, non siamo più uomini della legge..."
Il rischio è alto, se salta il nascondiglio bisognerà ancora fuggire.
Qui in Francia sono al sicuro, ma se i militari dovessero scoprirli sarebbe la fine.
"Tra tre settimane saremo di ritorno, aspettateci. Se le cose dovessero andare male..."
John non riesce a finire la frase, sa che mentirebbe.

Otto mesi Londra chiama e John e Faustine da troppo tempo sono lontani.

WillFred

Paul Oldam
Dobbiamo andare da Wilfred, parlare con lui e capire se lui riesce davvero a parlare con i vari Jacob defunti.
Questa può essere l'unica spiegazione al fatto che tutti i Jacob conoscono la storia di quelli precedenti.
Riusciamo, in via ufficiale, ad essere invitati a casa di Wilfred, in una ricca zona fuori Londra.
Insieme a lui vi sono i suo agente e 2 scagnozzi, i quali fanno anche da comparse durante lo spettacolo teatrale.
Volgiamo che rifaccia per noi l'illusione, o il trucco o la magia, del parlare con i morti.
Dopo lunghe trattative Wilfred acconsente: ci farà parlare con Jacob.
"L'unica cosa importante è che non dovrete mai distrurbarmi durante l'esperimento: non so cosa potrebbe succedere se la mia concentrazione venisse a mancare" dice Wilfred.
Acconsentiamo.
Lui prende un suo scagnozzo, lo piazza al centro di una stanza della cappella privata della villa, disegna strani simboli per terra e comincia il rito.
Il nostro scetticismo nei confronti di tali riti e trucchi è sempre stato saldo e manifesto.
Abbiamo sempre considerato queste persone alla stregua di ciarlatani.
Oggi è il giorno in cui le nostre certezze sono destinatre a cadere.
Lo scagnozzo inizia a parlare con la voce di jacob, urlando per il dolore, bestemmiando, guardando William e maledicendolo per averlo ucciso e per le torture che sta subendo nel mondo in cui ora si trova.
Ma allora questo rito funziona davvero!
La stanza della cappella privata in cui siamo è piccola e buia.
Il fumo dell'incenso e delle candele è forte.
In un angolo della stanza il buio si fa più forte, più scuro e, all'improvviso, dall'oscurità appare una figura tatuata, il quale, brandendo una catena uncinata, minaccia di voler fare brandelli del corpo di Wilfred.
Chi sarà mai questa creatura e, soprattutto, da dove è arrivata.
Dobbiamo salvare Wilfred e, a suon di pistole e coltelli, sconfiggiamo questa creatura che, una volta morta, si dissolve come si scioglie della carne nell'acido.
Una scena raccapricciante
Ne porteremo i segni per molto tempo!
Wilfred è salvo e si riprende.
E' stupefatto anche lui di quanto è successo.
Dice di non aver mai fatto il rituale fino in fondo; quello che fa normalmente a teatro è solo una parte del rituale, il resto è suggestione.
Sembra, invece, che qualcuno dall'aldilà sia riuscito a ritornare nel mondo reale.
Ma allora forse Jacob è sempre lo stesso: stesa anima ma ospitata in differenti corpi.
Parliamo ancora con Wilfred fino a scoprire che conosciamo una persona in comune.
Circa 1 anno e mezzo fa, il nostro capo, Mr. Barker, chiese a Wilfred di fare lo stesso rituale di oggi e, guarda caso, di contattare Jacob.... forse Mr. Barker chiese a Wilfred, ignaro di tutto, di resuscitare l'anima di Jacob in quella del ciccione che abbiamo ucciso...Così si spiegherebbe il motivo per cui qualcuno nell'agenzia proteggeva Jacob.
Ci accommiatiamo da Wilfred con la promessa che non avrebbe più fatto il rituale che ha fatto questa sera.
Ci allontaniamo pieni di dubbi e con le nostre certezze sulla vita messe a dura prova.

Qualcuno ci spia?

Paul Oldman
L'ufficio di Arold è stato prequisito.
Qualcuno cerca qualcosa da noi.
Sembra che la persona che ha frugato nell'ufficio di Arold sia brava; non è un ladro di professione ma sa come non farsi beccare.
Ha preso alcune pagine dai 3 libri che abbiamo trovato in mano a Jacob.
Probabilmente vuole decifrare anche lui il codice segreto dei Jacob, ma chi sarà mai questa persona?
Questo pensiero si affolla nella nostra mente.
"Faust parla nel sonno!" afferma Arold
"Lo ha fatto anche sul treno tornando dall'India. Magari lo sta facendo anche adesso e qualcuno lo sta spiando."
Si decide per una serie di turni di guardia volti a controllare Faust nel sonno.
Io farò il primo turno.
Quasi rapito dal sonno, vengo destato da una serie di rumori provenienti dalla finestra.
Forse qualcuno si sta avvicinando.
Mi sposto in un angolo della stanza e le finestre si aprono: qualcuno sta per entrare.
Mentre la spia sta per scavalcare la finestra ed entrare in stanza, Faust inizia a parlare.
La spia si ferma ed inizia ad ascoltare il racconto.
"Qualcuno ci spia .. ci hanno rubato del materiale" dice Faust nel sonno, dopodichè comincia a raccontare la giornata.
Quando la discussione comincia a volgere su Wilfred, entroin scena, puntanto la pistola sulla spia e intimandogli di fermarsi.
"John, ma sei tu John, sei tu che ci spii??" .
La sorpresa è tanta; è John la spia.
Il suo volto però è strano: ha gli occhi spiritati, fissi, si guarda intorno guardingo, non ci rivolge la parola, sembra non avere paura dell'arma che gli punto addosso.
Le uniche parole che escono dalla sua bocca sono "Avete sbagliato a fidarvi dei militari, del Maggiore." dopodiche, con abile mossa felina, riesce ad eludere la mia guardia e fugge nella notte londinese.
La squadra viene avvisata dell'accaduto.
Sappiamo che ci rubava le informazioni.
Avrà decifrato il codice?
Questo è il primo pensiero che ci viene in mente.
Dovremo parlare al più presto con l'illusionista Wilfred.

giovedì 8 gennaio 2009

La fine di un'era?

Gli eventi si susseguono in rapida successione ed è evidente che il tempo di pensare è finito. Bisogna agire.

Decidiamo di dividerci e di informare sia i militari che l'agenzia di cosa ha fatto Jacob.
Dopo aver parlato con chi di dovere ci ritroviamo all'hotel Queen.

Con dispiacere e rammarico Mr. Barker ci ha detto che Jacob era troppo importante e che era protetto dall'agenzia. Quindi non poteva fare niente se non garantire la nostra incolumità.
Ma lui avrebbe lasciato Jacob libero.
Responso diverso quello dei militari che decidono di agire.
Durante la notte portano un assalto al covo di Jacob e lo radono al suolo.
Andiamo a perlustrare la zona e poi andiamo a cercare Mr. Barker. Con grande sorpresa scopiriamo che è stato mandato in un'altra divisione dell'agenzia.
All'estero.
Il suo posto è stato preso da Mr. Ford. Il nostro nuovo capo. Dopo esserci presentati e esserci messi a sua disposizione, torniamo dai militari.
Il maggiore che ha condotto l'assalto non è lì e diciamo che ripasseremo.

... passano un paio di giorni...

All' hotel arriva un barbone e mi consegna un pezzo di carta... bianco.
Scopro che oguno di noi ne ha uno. Questa carta è contrassegnta con una filigrana e andiamo nello stabilimento dove la producevano (dato che è chiuso da alcuni anni). Qui troviamo ammassati i cadaveri delle vittime dell'assalto dei militari. Ci sono anche donne e bambini ma non il cadavere di Jacob!

Mentre rimuginiamo sul da farsi e su dove potrebbe nascondersi il maledetto, ci si avvicina un altro barone con un biglietto con un indirizzo. Ci rechiamo qui e troviamo altri poveracci che ci dicono che Jacob è nel palazzo di fronte.

Attraversiamo la strada ed in effetti troviamo il cannibale.
Dopo il solito scambio di battute e insulti, preso da un raptus di rabbia, scaglio il mio coltello verso di lui e lo centro in pieno petto.
Poi mi scaravento su di lui e infilo la mia lama ripetutamente nella sua carne flaccida.
Dopo poco resta esanime in una pozza di sangue.

Nel frattempo Faust e Arold si sono occupati del suo scagnozzo.
Faccio giusto in tempo a vedere Arold che gli spezza l'osso del collo dopo al malcapitato che era svenuto.

Frughiamo nella bettola e troviamo 3 registri scritti con un codice segreto.
Poi esaminiamo i cadaveri e scopriamo che lo scgnozza aveva tatuati i simboli a noi ben noti, mentre Jacob aveva un enorme tatuaggio metallico come quelli dello spettro. Faccio un incisione e ne esce un liquido simile al mercurio.

Ecco che, mentre lasciamo l'abitazione, nelle nostre menti si annidano i dubbi di sempre.
Stavolta, però, un debole sorriso affiora sulle nostre labbra.
Se non altro, abbiamo messo fine alle barbarie che commetteva Jacob, liberandoci di lui e della sua banda.

mercoledì 7 gennaio 2009

Mr. Barker


Mentre Barker chiude la porta dell'ufficio un brivido gli corre lungo la schiena, e sa che non è cosa buona.
Si volta e osserva l'imponente figura che gli sta alle spalle.
"Vi aspettavo." sorride.
Sai perchè sono qui?
"Si, è tutto finito vero?" chiede
La figura non risponde e si limita a osservare la chiave che Barker tiene in mano.
"Non mi servirà più?" chiede
La figura tende la mano.
Barker lascia cadere la chiave nell'incavo del palmo.
La figura osserva Barker con i suoi occhi azzurri.
"Non mi hanno ascolato vero?"
La figura annuisce.
"Credevo che..." la lacrime iniziano a rigare il suo viso.
Hai fallito Barker
L'ex direttore dell'agenzia si lascia cadere a terra e inizia a piangere come un bambino.
"Io... tutti questi anni buttati via.
Ero riuscito a nasconderlo a loro fino ad ora, ho speso una fortuna, sacrificato la mia vita...
Tutto buttato via, tutto volato via in un attimo."
Ti avevo detto cosa fare
"Io non potevo, sono brave persone, non potevo..."
Barker ripensa a quando un'anno e mezzo fa era stato sul punto di fallire, ma si era salvato con un colpo di coda.
Il ricordo fa bruciare ancora di più il dolore del fallimento.
Lentamente cammina verso la finestra.
Osserva per l'ultima volta le luci di Londra.
"Sai ho sempre amato questa città. E' così dura andarsene."
Si cera nella tasca della giacca, snocciola un paio di sterline d'argento e poi si volta verso la figura.
"Ecco, sono per te."
La mano enorme accoglie le sterline.
Sei pronto?
"Dove andrò adesso?"

La notte è fredda in questo inverno londinese.
Tutto sarebbe perfetto se il silenzio non fosse rotto da un colpo di pistola.