mercoledì 29 aprile 2009

Il potere dello specchio

Barker guarda fuori dalla finestra della sua nuova casa di Parigi.
Ripensa a Londra e al momento in cui l'uomo con gli occhi azzurri gli ha aperto la porta per la città grigia.
Se sopravvivi tornerai, trova la tua strada
Barker è tornato, ora sa molte cose che prima ignorava.
E ora ha visto la stanza sulla cima dalle città, forse il luogo da cui l'oggetto viene...
Sa che specchiarsi nello specchio è un rischio, sa che potrebbe perdere la sua coscienza chissà dove, o richiamarne altre, di chissà chi.
Adesso però ci deve provare.
Deve violare la regola che lui ha imposto e viaggiare.

Si riprende, viaggiare con lo specchio lo stordisce sempre.
La barba gli è cresciuta e vede il riflesso di un nuovo capello bianco.
Tocca lo specchio col palmo della mano, poi si volta.
Ecco comè è andata, che idiota.
Spero che lo possano aiutare a ritrovare se stesso.
Barker spera che Antony possa essere salvato, lo spera, ma ci crede poco.

lunedì 27 aprile 2009

Lo specchio

"Sai che porta sfortuna rompere uno specchio vero?"
L'uomo parla al ragazzino che lo osserva con le lacrime che gli scendono sulle guance paffute.
"Io non volevo..." singhiozza.
"Non importa piccolo. Vieni dammi una mano a raccogliere tutto."
I due raccolgono i frammenti, in ognuno dei frammenti si riflette una parte della stanza, ogni framemento è una storia, una descrizione di qualcosa che succede altrove.
"Vedi quello specchio la in fondo piccolo?"
Il bambino annuisce.
"Quello specchio è molto antico, non si sa da dove venga, ne chi lo ha costruito, è il mio pezzo più pregiato...E' uno specchio magico."
"Magico?" farfuglia il bambino.
"Si."
"E cosa fa?"
Il vecchio sorride e scompiglia i capelli sulla testa riccioluta del bambino.
"Vieni ti mostro una cosa."
Il vecchio porta il ragazzino di fronte allo specchio.
E' uno specchio alto due metri e largo più di uno.
Lo specchio è tutto d'argento lucidato.
"Ma non ci si riflette bene qui."
"Lo so - dice il vecchio - ma questo specchio non è fatto per riflettersi, ma per riflettere."
Il bambino la guarda confuso.
"Chiunque ti più dire come è ciò che già vede, ma solo un mago può mostrarti quello che tu non vedi. Così è per gli specchi. Tutti possono mostrarti la vita che hai davanti, ma solo uno specchio magico ti può mostrare la vita come tu non la hai mai guardata."
Il vecchio guarda il bambino, sa che lui non può capire.
Accarezza lo specchio, pensa alle vie di Londra, pensa all'India e pensa alla Città Grigia.
"Vieni piccolo, andiamo a prendere un gelato."
Il piccolo guarda nello specchio e ci vede solo il suo viso confuso dal riflesso dell'argento.
"Nonno..."
"Si?"
"Poi passiamo dallo zio John?"
"Si, ok. Adesso andiamo Theodore"
I due escono e lasciano solo lo specchio.

sabato 18 aprile 2009

Frammenti - 5 - il treno

Il treno che porta il gruppo a Londra viene attaccato.
E' un attimo.
Spari e sangue, qualcuno viene ferito, l'agenzia si muove per liberare i suoi uomini.
Qui non siamo in Inghilterra, i miliari non hanno molta libertà, non possono fare troppi danni.
Lo scontro pende dalla parte dell'agenzia.

Con un grande sorpresa tra le fila degli agenti c'è anche Mr. barker.
Ma non era morto?
William e gli altri sono liberi.

Barker convince John a cambiare bandiera, da adesso in avanti lavorerà per l'agenzai, in cambio Barker porterà a Parigi la sua famiglia..

Barker
"Lavorare per noi significa trovarsi spesso tra la vita e la morte, vedere cose che le persono comuni non vedono, affrontare misteri che sembrano impossibili."
"Le cose che avete visto succedere accadono vermente e sono molto più comuni di quanto pensiate, solo che le persono cercano di rimuoverle dalla loro mente, o forse non le vedono proprio, talemente sono ciechi..."
"Noi invece ci sbattiamo la testa contro, cerchiamo di risolverle e proteggiao le persone che le hanno affrontate!"
"Lavorare per noi significa cercare la verità..."

Frammenti - 4 - ognuno per se

L'uomo con la bombetta vi osserva, soppesa le vostre parole, le vostre richieste velate.
"Ci sono due possibilità secondo il mio parere.La prima: uscite di qui e fuggite, vi nascondete in attesa che vi trovino ancora poi reiterate l'azione seguente.
Questo vi porta a dovere fuggire per sempre.
La seconda: uscite di qui e li uccidete tutti, poi tornate a Londra e li uccidete tutti anche li, il che vi porta ad essere liberi.
Vi vedo turbati...
Bhe in effetti ce n'è una terza: uscite di qui vi consegnate a loro e aspettate di sentire che cosa vogliono, poi li uccidete tutti.
Non cambia molto alla fine tra le ultime due."
Poi vi osserva, ha parlato senza cambiare espressione come se in realtà non gliene fregasse nulla.

William
Credo che da lui non avremo aiuti.
L'ieda di finire in mano ai militari continua a non piacermi.
Vero è che non so per quanto potremo fuggire... però preferisco una fuga possibile ad una prigionia certa.
Io direi di andarcene immediatamente.
Eviterei i posti in cui siamo già stati e sceglierei una meta che non c'entra nulla con noi.
Che ne dici? Hai qualche idea?"

Paul
"Io vado a Londra.
Credo che non saremo trattati male, e poi hanno detto che vogliono solo fare delle domande, nulla di più."
"Al più li ammazzeremo tutti, come suggerito dall'uomo con la bombetta... bisogna solo capire come...."
"E se mi dovessero ammazzare, beh, pazienza ... meglio morto che in questa cazzo di vita dove oggi sei a Londra, domani ti svegli tra 100 anni, poi ti riaddormenti a ti trovi in mezzo all'India .... BASTAAAAA!!!"
Detto questo prendo a calci le prime cose che ho vicino e, bestemmiando Thor, Ophmet e qualunque Dio conosciuto, me ne esco da casa e torno in albergo.

L'uomo con la bombetta sorride osservando il siparietto di Paul.
"Il tuo amico ha fatto una buona analisi, se fuggite la cosa che possono fare per fermarvi e uccidervi, dunque perchè non fingere di assecondarli tornando a Londra e poi, una volta capito come gira il fumo, contrattaccare?"
Si sistema il cravattino.
"E poi, se non vi avessi voluto aiutare non vi avrei messo in guardai dai due con cui girate no? Non vi avrei accettato in casa mia e non vi avrei dato un buon consiglio adesso. O mi sbaglio?"

William
Forse Paul ha ragione... non abbiamo poi molto da perdere e, forse, potremmo avere qualche risposta dai militari.
"Forse è meglio restare uniti e poi, sec'è qualcuno da far fuori, preferisco esserci."
Un pò poco convinto me ne vado poi, dando sempre le spalle al tizio, gli dico
"Se dovessi tornare a Parigi vi troverò sempre al 55?"

"Se un giorno mi cercherete non avrete più bisogno di tornare a Parigi... Adesso fa ciò che devi fare."
Poi mentre esci chiude la porta alle tue spalle.

Frammenti - 3 - la casa numero 55

John ha portato un messaggio.
Un codice che l'uomo che gli ha sparato aveva addosso...
Il messaggio dice "Aderite al Tempo"
Che vorrà dire?
Nel messagio che anche idicata una via di Parigi e un numero il 55.
C'è un problema in quella via il numero 55 non esiste...

John manda un messaggio a Londra: "Siamo a Parigi."
Da Londra i militari chiedono che lui resti li e che eviti che gli altri dell'agenzai se ne vadano.
In poco tempo i militari sono a Parigi.

Poco prima che arrivino però scoprite una cosa che vi sembra impossibile...
La casa numero 55 esiste solo la notte, appena sorge il sole è come se sparisse...
Dentro la casa vive un uomo che avete già visto, l'uomo con la bombetta che vi aveva inviato al villaggio maledetto in cui avete rischiato di rimanere per sempre imprigionati.
L'uomo con la bombetta non vi da risposte, si limita ad ascoltarvi e a dare pareri sibillini.
In breve tempo vi fa saltare i nervi, sembra che lavori anche lui per l'agenzia, ma sembra poco interessato ad aiutarvi.

I militari vi trovano e vi chiedono di tornare a Londra con le buone, dicono che vi vogliona fare solo delle domande.
A voi sembra poco plausibile...

Nella notte prima di tornare a Londra vi giocate le vostre carte con l'uomo con la bombetta.

William
Ti muovi per le strade di Parigi, facendo attenzione arrivi alla casa dell'uomo in bombetta.
Quella casa a volte c'è e a volte no.
La gente del quartiere forse non se ne accorge, forse non si fa domande, forse ha paura.
L'uomo con la bombetta ti apre.
"Ancora tu?"
Ti volta le spalle.
"Entra."
"Come vedi questa volta sono venuto solo.
So che gli ordini sono quelli di non fare domande e di defliarsi, almeno per un pò.
Adesso però, i militari, forse con l'aiuto di John, ci hanno trovato e intendono riportarci a Londra penso per interrogarci e farci sparire.
Se tu vorrai rispondere alle mie domande ne sarei lieto.
Stavola, però, il motivo per cui sono da te è quello che non ho la benchè minima intenzione di tornare a Londra per finire in mano ai militari che vorranno da me risposte che non ho e che faranno di tutto pur di ottenre il loro scopo.
Inoltre non mi piace l'idea di tradire l'agenzia.
Vorrei sapere se hai la possibilità di aiutarmi a sparire per un pò.
Giusto il tempo di lasciar calmare le acque per poi poter tornare a Londra a cercare i miei amici."

Mentre parli con l'uomo con la bombetta sentite bussare alla porta.
L'uomo apre ed entra Paul.

"Ciao William, buongiorno sig. con la bombetta.
Vi informo che sono arrivati i militari e che vogliono portarci a Londra per farci delle domande. Immagino vogliano sapere cosa noi sappiamo del tempo, chi sono i nostri capi, cosa sta succedendo...."
"Avete qualche suggerimento da darci?
Io tornerò a Londra con loro, a meno che voi non abbiate una soluzione migliore.... "
"L'alternativa che ci hanno proposto i militari è la morte, che non è molto allettante...."
"Tu William cosa farai?"

"Non ho la benchè minima intenzione di tornare a Londra per finire in mano ai militari che vorranno da me risposte che non ho e che faranno di tutto pur di ottenre il loro scopo.
Da come vedo la cosa, ad andar bene ci sbatteranno in qualche cella da qui all' eternità.
Se è vero che i militari vogliono tenere tutta la faccenda dei 'viaggi nel tempo' nascosta, con quello che sappiamo penso vorranno farci sparire."

Frammenti - 2 - la guerra

"Stavamo andando in treno verso la costa a nord."
Faust che prende la parola
"Avevamo deciso di prendere un battello per scendere fuori Londra e poi farcela a cavallo, entrando in città con il favore del buio."
"Siamo partiti con leggerezza, con la speranza di chi sta tornando a casa."
Pausa di silenzio.
Beve un sorso.
"La sera del primo giorno di viaggio il treno ha fatto sosta in un piccolo paese, di cui non ricordo neppure il nome. Il mattino successivo siamo partiti e nell'aria c'era qualcosa che non andava, qualcosa di sinistro."
"Del treno ricordo poco - aggiunge John - un misto di odore di sudore e tabacco, un'aria pesante. Fuori le nuvole sembravano pesare sul nostro viaggio, ma non si degnavano di darci neppure un goccio di pioggia, per lavare via quel denso alone."
"Poi quell'uomo è entrato nella carrozza - riprende Faust - era alto, con gli occhi chiari.Aveva l'aria di chi ha qualcosa da nascondere.Ci dice salve, ci dice che lui ci conosce, che viene da Londra, che ci ha visto all'agenzia, che l'agenzia non c'è più..."
Beve un sorso troppo lungo perchè sia per bagnarsi la gola.
"Dice che i nonstri sono tutti morti o imprigionati, dice che i militari hanno fatto irruzione, dice che..."
"Poi si gira verso di me - John - dice I militari come te. Poi è un istante...
Estrae una pistola, me la punta, il mio istinto mi muove verso di lui, mi abbasso, faccio per deviare il tiro, lui spara, mi manca.
Lo colpisco al petto, il colpo lo lascia senza fiato spara di nuovo, a caso e si colpisce ad una gamba. Gli afferro il polso.
Lui scarica due colpi che bucano il finestrino del treno.
Mi ha rotto... un colpo al naso, glielo frantuno, un'altro e lui smette di sparare."
"Il treno si è fermato nel frattempo, la gente è allarmata." Faust
"Scendiamo di corsa e ci nascondiamo, poritiamo con noi la sua giacca e la valigia." John
"La gente ci cerca, noi ci defiliamo, non possiamo rispondere alle loro domande." Faust
"Il tizio ha con lui uno scritto dei vostri amici - John - che dice che in città l'agenzia è bandita, che c'è una guerra nascosta, che ci si deve nascondere, sparire. Bruciamo tutto e ci sputo sulla loro guerra."
Una pausa, fate per parlare, John vi ferma.
"Non so che cazzo sia successo a Londra, so che io ci devo tornare, non mi frega un'accidenti di questa guerra che sembra esserci, so che io ho una moglie la e che ci torno.
Ho riaccompagnato qui Faust, punto.Voi fate ciò che dovete.
Io torno a casa."

William
"Calmati un attimo Jon.
Capisco perfettamente il tuo stato d'animo.
Potremmo avere un' altra possibilità.
Potremmo tornare in India.
Oppure torniamo tutti aLondra.
Anche se rischioso non possiamo stare divisi e, soprattutto, se qualcune venisse preso dai militari è bene che gli altri lo sappiano.
Pensiamo a un piano."

Frammenti - 1 - il punto della situazione

Il torpore vi abbandona e vi destate in un tiepido mattino di primavera.
Vi guardate attorno le travi e l'intonaco scrostato della vostra casa parigina vi sembrano famigliari.
Uscite ciascuno dalla sua stanza e vi trovate nel corridoio, simultaneamente.Non vi siete posti il problma di vestirvi, di fronte ai vostri dubbi è una cosa banale.
"E' successo davvero?"
Siete sicuri di avere visto il futuro, ma vi appare fumoso, come un sogno.Siete sicuri di avere fatto cose reali, ma in un tempo che non era quello giusto.
E' come si il tempo scorresse, ma in una maniera che non è quella lineare alla quale eravate abituati.
L'uomo ha detto che ci sono volte in cui il tempo prende pieghe bizzarre.Che esistono entità che sfuggono alla comprensione.
Tornate nelle vostre stanze.
Fate un punto della situazione.
Uno: eravate a Londra
Due: avete ucciso Jacob
Tre: siete scappati in Francia
Quattro: John e Faust sono tornati a Londra
Poi Bam!
Vi siete trovati quasi un secolo avanti, in un assurdo mondo con macchine meccaniche e oggetti che non comprendete più.
E sembrava un sogno, poco logico, incomprensibile...
Poi Bam!
In India, dove dovevate essere stati più di tre mesi prima.
E qui era reale, lo sapete, è accaduto, non c'è possibiltà di errere...
Poi Bam!
Ancora qui, ancora nel tempo presente, nel confortante 1863.
Ma che senso ha?
Droga?
Allucinazioni?
Vi trovate in un bistot a discutere.
Ordiante da bere, discutete dell'accaduto.
Che fare?
Aspettare il ritorno dei due?
Cercare informazioni sugli oggetti?
Lasciare perdere tutto?

Mentre discutete sul da farsi, su ciò che è accaduto un tintinnare di bicchieri richiama la vostra attenzione.Vi voltate John e Faust stanno venendo verso di voi.Le loro facce sono scure.Fate un rapido calcolo: sono via da 4 giorni, non possono essere arrivati e tornati da Londra, qualcosa non va.Faust è visibilmente alticcio."Abbiamo avuto un incontro, con uno che dice di essere dell'agenzia - esordisce John - ed è finito male."

giovedì 2 aprile 2009

La notte in cui tutto iniziò

Antony - Settembre 1861 -
Percorriamo gli ultimi 100 metri che ci dividono dal magazzino, guardo basso mentre cammino, anche lui fa lo stesso, se pur colleghi non andiamo molto d'accordo.
" Allo scoccare della mezza notte"..."nel magazzino del deposito dell'agenzia, cercano una cassa", il mio informatore così aveva detto; l'aveva sentito da un tizio coinvolto nel furto, un tizio altro, grosso, nerboruto, uno di quelli che fanno i combattimenti nelle bische del porto aveva detto, uno poco raccomandabile tipo tutto muscoli e basta".
Quindi eccoci qui 11:50, il portone è chiuso, il magazzino dell'agenzia ha ancora le porte sprangate, l'acqua schiuma sotto la palafitta che sorregge l'edificio, il porto è deserto.
Il mio collega con il solito tono impertinente, non dando molto peso alla situazione, ..."Che si fa? Le porta è chiusa, Sei sicuro che non ti abbia detto una cazzata?"Io... "Certo che ne sono sicuro, non ha mai detto cazzate, Jacob non ha mai sbaglio una soffiata; facciamo un giro non è ancora la mezzanotte..."
Ora dopo 20 minuti mi trovo a penzoloni a un piano d'altezza, sul cornicione del magazzino, che ha la porta sfondata e con all'interno almeno 4 persone.
Sempre così finisce io che faccio la strada più complicata e lui che entra tranquillo dall'ingresso. Una sagoma nera esca dall'ingresso, altra grossa nerboruta, trasporta qualcosa, qualcosa di ingombrante ma si direbbe, l'oscurita non mi permette di vedere.
Poi lo sento, chiaro come un tuono a ciel sereno, era un colpo di pistola, un dannato colpo di pistola. Facci forza sulle braccia passando dalla finestra.
Entro.
Il mio compagno è steso a terra in una pozza di sangue, un buco di rivoltella gli ha aperto la pancia.
Un tizio a una decina di metri, che tiene tra le mani alcuni stracci li lascia cadere.
Altri due sono vicini a (nome del mio compagno, non lo ricordo) uno basso e magro sembra sembra interedetto da quanto è successo, poi con fredda noncuranza inizia a disegnare strani sergni per terra con un gesso, il tizio che ha sparato, a bruciapelo, tiene ancora tra le mani la sei colpi fumante...E' il signor Barcker, il nostro capo in agenzia.
Il tempo rallenta, il mio sguardo si sposta velocemente sulle 4 figure, tutto tace, tutto inizia ad ovattarsi, sento i batti del cure del mio collega rimbombargli nel petto mentre la vita gli sfugge dalle mani e fuoriesci dalla sua pancia insieme allo stomaco.

"Fermi tutti", scontato, banale, l'unica cosa che mi viene in mente, estraggo la pistola e la punto in direzione dei tre tizi in piedi, mr Barcker resta di stucco, non pensava fossi li, il tizio con gli stracci fa per muoversi, un colpo di rivoltella vicino al suo piede lo fa desistere, il tipo magro invece, sembra non badare a me, sembra completamente perso, lo sguardo vacuo, i movimenti innaturali.
La tensione è palpabile, poi d'un tratto un altro tizio sbuca dall'ombra, un tizio strano, ricoperto d tatuaggi e catene, non bada a nessuno come se nessuno esistesse, tranne lo smilzo, si avvicina lo afferra e inizia a trascinarlo via, gli intimo di fermarsi, non mi ascolta, il tipo degli stracci a un gesto di Barcker estrae una pistola e glie la punta.
Ripeto quanto detto poco fa, ma l'uomo tatuato sembra non ascoltare e procede nella sua marcia... grido... nulla, carico il cane e grido più forte, nulla... sparo.
Il suo ginocchio sembra andare in frantumi attraversato dal mio proiettile, lui invece non fa una piega, si volta vero di me è con l'ingenuità di un bambino mi chiede
"Che vuoi?...perche?"
gli intimo ancora un volta di fermarsi, lui per tutta risposta mi lancia una delle catene che lo avvolgono munita di uncino.
Quasi come se fosse un gesto guidato da una forza superiore, l'uncino mi lacera la spalla fino all'osso, sento le forze che mi abbandonano, la vista si annebbi, cado su un ginocchio e svengo, non prima di aver scaricato i 5 colpi rimasti addosso a quell'individuo che con un pesante tonfo si accascia al suolo. tutto diventa buoi.
Svengo.