martedì 19 gennaio 2010

Cadere in una nuova vita

È strano come la vita ti giochi dei brutti scherzi. Un giorno stai gestendo la locanda dei tuoi sogni e quello dopo sei a prendere fucilate degli zombie.
Ieri servivo birra e abbacchio, ora cammino in un deserto.
Ma non è un deserto normale.

Già, perchè quando il mio nuovo amico Antony ha preso in mano la maschera del faraone ed essa si è sbriciolata tutto è cambiato.

Tutti i tesori spariti, gli zombie con loro e il mio orologio ha smesso di funzionare correttamente. Decidiamo di uscire attraversio il passaggio del muro e ci troviamo in un deserto.
Nulla di strano fino a qui, finchè qualcuno di noi alza gli occhi al cielo e vede due soli.

Ebbene sì, due soli.

Non so dove sia comparso l'altro, non so che cosa sta succendendo.
L'unica cosa che so è che fa stramaledettamente caldo e avere due soli non aiuta affatto.

Camminiamo nel deserto per circa due ore in direzione delle montagne quando avvistiamo un oasi. Per fortuna non è un miraggio, è tutto vero. Corriamo verso l'acqua e le palme.
Ci riposiamo un po', beviamo, recuperiamo le scorte d'acqua e mangiamo delle noci di cocco. Finalmente un po' di pace o almeno così sembrava.
Mentre William si stava bagnado i piedi ecco che alcuni tentacoli tutti neri escono dall'acqua e cercano di afferrarlo senza riuscirci.
Ci allontaniamo subito da questa pozza che sembrava il paradiso, ma poteva trasformarsi nell'inferno.

Riprendiamo il nostro viaggio verso le montagne. Sulla nostra strada sembra che le dune siano in realtà piramidi ricoperte, ma non riusciamo ad approfondire il discorso.

Finalmente riusciamo a raggiungere le montagne, che per nostra sfortuna si dimostrano essere un costone verticale lunghissimo che non lascia speranze di scalate.
Mentre discutiamo sul cosa fare alcuni di noi esplorando il dintorni trovano due statue di Anubi, il dio dei morti egizio. Abbiamo trovato qualcosa che ricorda il nostro mondo.
Ci fermiamo a riposare ai piedi di una di queste statue quando si mostrano davanti a noi dieci figure uomanoidi tutte bardate di vesti per non fare passare la sabbia, del tutto simili ai nostri beduini, ma alte quatro metri.
Questi estraggono un diapason gicante e lo perquotono. Cinque di noi cadono storditi mentre io e altri due miei compagni riusciamo a resistere a quel suono. Queste creature non capiscono la nostra lingua noi non capiamo la loro, ma ci fanno intendere che dobbiamo seguirli.

Attraversiamo insieme a loro il deserto a bordo di lucertole giganti e ci portano in una piramide nascosta dalla sabbia dove ci fanno accomodare in una stanza.
Siamo finiti in una sorta di carcere.
Ad un tratto uno di loro ci "chiama" per "parlare" con noi.
Il nostro archeologo cerca di comunicare attraverso ideogrammi da lui conosciuti.
Questi sembrano capire, o meglio sembrano averli già visti, e ci conducono dove ci sono questi segni.
Prima in una sorta di anfiteatro dove, nel centro, è riprodotta una serie di simboli che ai miei amici dicono qualcosa mentre a me non dicono assolutamente nulla.
Poi a una colonna su cui è raffigurata una porta con delle scritte.
I miei nuovi compagni discutono mentre passa l'intera giornata;alla fine tramontano entrambi i soli e Arold dice delle parole.
La porta diventa traslucida, come di lego.
Lui la tocca e sparisce.
Gli altri fanno lo stesso.
E io non posso fare altro che imitarli.

Apro gli occhi ed è notte, siamo in una foresta e non troppo lontano c'è un villaggio.
Il sole quando sorge è uno, siamo in Germania e siamo nel 1863.
Finalmente a casa.

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