Da quando hanno iniziato a capire che il mondo va oltre le loro semplici vite Parigi è diventata piccola.
Ogni giorno il gruppo trova una scusa per andare a fare ricerche su eventi che sembrano essere misteriosi ma che si rivelano il più delle volte un buco nell'acqua.
A volte quando tornano stanchi e abbattuti per il fallimento neppure si accorgono che l'associazione ha bisogno di loro.
Ha bisogno di dei capi che la guidino e non di persone che cercano di lavorare da sole per scoprire segreti.
Passano i giorni.
Le ferite si sanano e i lavori in sosopeso nel giardino finiscono.
La casa senza gli operai e i giradinieri di giorno diventa forse più vuota di quanto non lo sia di notte.
Di notte restano soli ad ascoltare i misteriosi scricchiolii delle assi, a scrutare lo ombre deglio oggetti, a riflettere sul loro ruolo.
Finisce dicembre e la coltre di neve si fa sempre più fitta.
Le notti sono sempre più lunghe, i giorni più vuoti.
Ogni ricerca è infruttuosa, ogni nuova mossa un fallimento.
Il tempo in cui restano nella villa è assorbito da lavori routinari.
Lavori che loro non hanno voglia di fare.
Lavori che si accumulano o che vengono distribuiti tra i sottoposti.
Ogni sera si trovano davanti ai piatti di Blaise e ogni sera guardandosi negli occhi non hanno il coraggio di chiedersi "ma è davvero finita?"
Potrebbero fare mosse stupide come suonare il carillon o cercare di attivare gli oggetti che stanno sotto la villa, ma una sorta di torpore li spinge a passare i giorni senza farlo.
Finisce gennaio.
Ormai la neve ha smesso di cadere.
Ogni tanto Antony cerca Elisabeth, ma invano.
Ogni tanto Faust cerca qualcuno, nei sogni, ma fa solo dei grandi errori.
Ogni tanto il gruppo fa ricerche sotto Patigi, ma niente di nuovo accade.
Joseph sembra quasi spaventato dal decidere di partire per l'India.
Forse è la loro ultima possibilità, ma un timore di ciò che possono trovare lo spinge, ogni giorno, a ritardare la partenza al giorno dopo.
Sempre al giorno dopo.