domenica 13 giugno 2010

Gli osservatori

La polvere del corpo di Antoine viene spazzata dal freddo vento della notte invernale.

La casa ormai è piena solo del silenzio della morte.

I tre uomini che hanno distrutto il male se ne sono andati da poco e solo ora la luna bacia con i suoi raggi il giardino della vecchia, decadente, villa.

Dall'oscurità emergono tre figure.

Una alta e possente, le altre due più magre e con dei lunghi capelli raccolti in una coda.

"Maestro, è... morto?" la voce di un ragazzino.

Quello alto gli mette una mano sulla testa.

"Si, adesso, forse, è in pace." la voe di un uomo.

"Perchè lo hanno ucciso?" chiede il terzo, la voce di una ragazzina.

"Perchè non lo hanno capito, o forse perchè era stupido e pazzo."

I due ragazzini vanno verso la casa.

"No - dice il maestro - non entrate li dento, li non c'è nulla per voi."

"Ma..."

"Non mi contraddire. Adesso abbiamo altro da fare, dobbiamo parlare con gli uomini che lo hanno ucciso."

"Per chiedergli cosa?" la ragazzina

"Per chiedergli di non parlare di noi."

I tre vengono avolti dalla notte.


Poche ore dopo sono su una strada e osservano una grossa villa.

La sede dell'agenzia.

"Ora io andrò a parlare con quegli uomini, voi starete qui, ad osservarci. Cercate di coglire quello che succede e di capire cosa muove le loro azioni e quali sono i loro pensieri.

Non sarà facile per voi, ma capire gli uomini ci aiuterà a capire qullo che siamo noi."

Fa per andare, il ragazzino lo ferma.

"Ma, e se... uccidessero anche te?"

"Io non gli ho fatto nulla."

"Ma loro non lo sanno!" la ragazzina

"Lo so, forse cercheranno di farmi del male, e se dovesse succedermi qualcosa..."

Si gira verso la casa.

"Se dovesse succedermi qualcosa voi sarete liberi di vivere le vostre notti."

L'uomo alto se ne va, i due ragazzini lo guardano allontanarsi.

La luna illumina i loro volti chiari e giovani e si riflette sui ciondoli che portano al collo.

Due ciondoli incisi.

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