lunedì 22 novembre 2010

Scienziati, parole e un occhio di vetro



Alla fine si è deciso di parlare con uno dei ricercatori che lavorano sulla cura.
Così per conoscerlo e per capire dove si fanno gli esami.
Di fatto arriva il capo del progetto la dottoressa Aiko Tanaka.
All'incontro vanno William, Antony e Joseph.
Lei sa il fatto suo e noi di chimica ne sappiamo meno di zero. Ma non sappiamo quanto possiamo esporci e parlare di cose soprannaturali. Sa di noi? Sa delle nostre capacità? Ha coscienza che esiste qualcosa di più nel mondo?
Alla fine siamo costretti a darle una prova pratica.
E si decide dopo tanti politicismi di andare a fare le analisi al sangue di Antony.
Gli scienziati trovano il sangue del tutto normale. Nulla di particola che lo possa rendere speciale.
Alla fine lei crede che la prendiamo in giro e noi otteniamo quello che cercavamo. Ma io non so quanto possa essere utile per ora.
Ma alcune cose le apprendiamo. Qualche discrepanza. Mentre il nostro vecchio e nuovo capo ci ha detto che lui lavora sulla cura da trentanni, la dottoressa ci ha riferito che la Spiral s.p.a ci sta lavorando da settant'anni. Qualcosa non va poiché l'unico a conoscenza della cura era proprio Barker. Ma che lui non ci dicesse nulla non è una novità.
E scopriamo un'altra cosa: il sangue da cui sono partiti non sembra avere le stesse caratteristiche di quello di Antony. Non perde le sue capacità dopo meno di cinque minuti e agli esami risulta diverso.
Sta di fatto che noi usciamo dal centro ricerche con il fascicolo delle ricerche e con un campione della cura.
Non che possiamo farci qualcosa.
Intanto nel mondo accadono cose strane. Al notiziario sentiamo che ci sono state tre enormi esplosioni misteriose. Una nella steppa siberiana, una in Africa e l'ultima in Nevada. Proprio dove c'era il bunker con la marea nera. E proprio oggi Arcer era in "missione".
La scienza non è la strada per noi. Non siamo scienziati.
Le parole non portano alla soluzione. Siamo uomini pratici.
La strada, come ci ha detto Barker, è una via "non convenzionale".
Sappiamo cose che altri uomini non riuscirebbero nemmeno a immaginare e a comprendere.
Gli esseri umani normali, e qualche volta anche noi, non pensano quadrimensionalmente.
Mentre rifletto nella sala riunioni con gli altri prendo in mano l'occhio di vetro che abbiamo trovato nella tomba di Arold.
E penso come possa essere caduto dal suo possessore.
Ad un tratto un lampo. E se fosse caduto come ci sono cadute a noi le otturazioni nei nostri ricordi del futuro. Quando da militari ci avevano somministrato la cura?
E se chi avesse preso quello che c'era dentro la tomba di Arold avesse preso la cura da poco? E se dentro la tomba di Arold ci fosse stata la cura?
In un telefilm di ieri sera c'era uno che diceva che ogni giorno loro trovano cento risposte, ma avranno sempre centouno domande.
Beh, anche noi di domande ne abbiamo centouno, ma di risposte non ne abbiamo neanche una.

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