martedì 2 novembre 2010

Solo tre giorni


Mi risveglio, ma non sono a Parigi e non sono più io.
La mia memoria sembra essere cancellata, da che mi ricordi ho semre avuto le mie capacità,
ma tutto quello che riguarda il passato, da quando sono nato nel 1856 a oggi è tutto rimosso.
Ho una nuova vita, un corpo diverso, un lavoro diverso. Ora sono un killer.

L'unica cosa che mi collega al quel passato da me dimenticato sono le mie capacità.
Una mattina mi sveglio e i miei poteri sono spariti.
E propriostasera ho un lavoro da fare.
"Sono morto" penso
Prendo la macchina e scappo con il mio compagno d'armi Faust.

Mentre mi sto allontanando da Londra, mi trovo una chiamata di un certo Arold Jones che dice di sapere perchè ho perso i poteri.
Devo recarmi a parigi.
Una volta là incontro altri uomini con il mio stesso problema. Un pugile, un ingengnere, uno sbandato, un fotoreporter e anche faust il mio amico cecchino è tra loro.

Incontriamo quasto Arold, un tipo che sembra Indiana Jones con un signore anziano che dice di essere un bibliotecario.
Tutti con lo stesso problema, con poteri diversi, ma ora solo degli uomini nosrmali.
Troviamo degli affreschi nella casa di questo Jones che ci ritraggono, che parlano di noi.
Sentiamo di un certo Barker e di un certo uomo con la bombetta.
Nomi che al momento non mi dicevano niente, ma che poi mi faranno capire molte cose.

Torniamo a liverpool per cercare di recuperare l'orologio che dava i poteri a Jimbo lo sbandato.
Forse è quello il collegamento che da a tutti noi le nostre capacità
E arrivati là troviamo il ladro. Un tipo che sembra normale, ma che di notte diventa Franklin.
Franklin? non lo avevo mai sentito, ma una volta che accettiamo il suo incarico per farlo tornare a casa lui ci ridà tutto.

Poteri, ricordi e responsabilità.

Ora un po' di cose sono più chiare. Ma dobbiamo portare questo Franklin a casa e non sappiamo come fare per tornare nel passato.
Decidiamo di andare a Hollywood per parlare con una marea nera che sembra governare il tempo.
Andiamo e incontriamo nella casa del pugile Antonhy un tipo che si fa chiamare Harry

Lui ci dice che forse sbagliamo strada. Forse dobbiamo smettere di fare quello che ci dicono.

Forse ha ragione, ma noi abbiamo una spada di Damocle che ci pende sulla testa e questa potrebbe colpirci tra tre giorni.

Andiamo nel Nevada nell'angar dove abbiamo trovata la marea nera. Ne prendiamo un po' con noi e poi troviamo il corpo abbandonato nella casetta. Antonhy gli dà il suo sangue e questo si alza.
L'unica cosa che ci dice che deve andare a girare un carillon.
Cerchiamo di fermalo, anche con il piombo, ma nulla riesce a fermarlo.

Decidiamo di cercare Barker.

Quel Barker che ci ha sempre manipolati,
quello che dà la colpa a un fantomatico Arold Jones,
quello che ora è a capo di una multinazione farmaceutica.
Quel Barker che ha creato questa cosa.

Andiamo a New York e riusciamo ad avere un colloquio con lui.
Ma come al solito non otteniamo niente, e alla sua richiesta di aiuto per cercare la cura, noi ci alziamo e prendiamo l'uscio.

Nell'uscire Antonhy perde il controllo e colpisce uno dei gorilla di Barker mandandolo al tappeto con un solo pugno.
Arriva la polizia e lo porta via.

E lì ad aspettarci c'è ancora quell'Harry.
Identico in tutto e per tutto, ma allo stesso modo sembra essere un'altra persona.

Ci insinua un idea, un dubbio.

L'Arold che ci portiamo in giro non è il vero Arold ma un costrutto, come quello nel Nevada.

Il puzzle sembra prendere forma.

Da quando il vero Arold è morto ucciso dal vermone ed comparso questo Arold.
Da allora lui ha sempre avuto capacità soprannaturali e noi, piano piano, ne abbiamo sviluppato di nostre.
Lui non è in vita, ma non è morto, come ci hanno detto in Russia.
Lui non può morire.
Lui può stare due volte nello stesso tempo.
E' l'unico che ha incontrato se stesso.

Insomma potrebbe essere lui che ci lega a questo vero Arold Jones che ci utilizza come burattini.
Perchè succedono tutte a noi? La sorte non esiste.

Qualcuno ce l'ha con noi.

Manca poco all'alba e William propone di seppellire Arold ed abbandonarlo.

Noi invece pensiamo che il vero Arold o quanto meno la sua anima sia ancora viva, imprigionata da qualche parte.

Io e Jimbo partiamo per Parigi.

Cerchiamo il vero Arold nei luoghi dove potrebbe essere.

Andiamo alla tomba della villa e la apriamo.

Dentro è vuota.

Sì vuota, solo una cosa ci attira.
Uno sbarluccichio al suo interno.
Un occhio di vetro.
Lasciato lì o perso in quella tomba dove qualcosa c'era stato ma poi spostato.

Guardiamo nel pozzo della villa, ma niente.

Torniamo a Liverpool e vediamo che William con Faust hanno compiuto quello che dicevano.

Un mucchio di terra sotto cui giace Arold Jones, quello che è sempre stato sempre con noi, quello che non è umano.

E in lontananza il sole iniza a sorgere e indica lo scadere dei tre gioni a noi concessi.

Un lampo mi assale.
Ma se l'anima di Arold fosse imprigionata in qualcosa.
Qualcosa come la casa?

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