giovedì 2 aprile 2009

La notte in cui tutto iniziò

Antony - Settembre 1861 -
Percorriamo gli ultimi 100 metri che ci dividono dal magazzino, guardo basso mentre cammino, anche lui fa lo stesso, se pur colleghi non andiamo molto d'accordo.
" Allo scoccare della mezza notte"..."nel magazzino del deposito dell'agenzia, cercano una cassa", il mio informatore così aveva detto; l'aveva sentito da un tizio coinvolto nel furto, un tizio altro, grosso, nerboruto, uno di quelli che fanno i combattimenti nelle bische del porto aveva detto, uno poco raccomandabile tipo tutto muscoli e basta".
Quindi eccoci qui 11:50, il portone è chiuso, il magazzino dell'agenzia ha ancora le porte sprangate, l'acqua schiuma sotto la palafitta che sorregge l'edificio, il porto è deserto.
Il mio collega con il solito tono impertinente, non dando molto peso alla situazione, ..."Che si fa? Le porta è chiusa, Sei sicuro che non ti abbia detto una cazzata?"Io... "Certo che ne sono sicuro, non ha mai detto cazzate, Jacob non ha mai sbaglio una soffiata; facciamo un giro non è ancora la mezzanotte..."
Ora dopo 20 minuti mi trovo a penzoloni a un piano d'altezza, sul cornicione del magazzino, che ha la porta sfondata e con all'interno almeno 4 persone.
Sempre così finisce io che faccio la strada più complicata e lui che entra tranquillo dall'ingresso. Una sagoma nera esca dall'ingresso, altra grossa nerboruta, trasporta qualcosa, qualcosa di ingombrante ma si direbbe, l'oscurita non mi permette di vedere.
Poi lo sento, chiaro come un tuono a ciel sereno, era un colpo di pistola, un dannato colpo di pistola. Facci forza sulle braccia passando dalla finestra.
Entro.
Il mio compagno è steso a terra in una pozza di sangue, un buco di rivoltella gli ha aperto la pancia.
Un tizio a una decina di metri, che tiene tra le mani alcuni stracci li lascia cadere.
Altri due sono vicini a (nome del mio compagno, non lo ricordo) uno basso e magro sembra sembra interedetto da quanto è successo, poi con fredda noncuranza inizia a disegnare strani sergni per terra con un gesso, il tizio che ha sparato, a bruciapelo, tiene ancora tra le mani la sei colpi fumante...E' il signor Barcker, il nostro capo in agenzia.
Il tempo rallenta, il mio sguardo si sposta velocemente sulle 4 figure, tutto tace, tutto inizia ad ovattarsi, sento i batti del cure del mio collega rimbombargli nel petto mentre la vita gli sfugge dalle mani e fuoriesci dalla sua pancia insieme allo stomaco.

"Fermi tutti", scontato, banale, l'unica cosa che mi viene in mente, estraggo la pistola e la punto in direzione dei tre tizi in piedi, mr Barcker resta di stucco, non pensava fossi li, il tizio con gli stracci fa per muoversi, un colpo di rivoltella vicino al suo piede lo fa desistere, il tipo magro invece, sembra non badare a me, sembra completamente perso, lo sguardo vacuo, i movimenti innaturali.
La tensione è palpabile, poi d'un tratto un altro tizio sbuca dall'ombra, un tizio strano, ricoperto d tatuaggi e catene, non bada a nessuno come se nessuno esistesse, tranne lo smilzo, si avvicina lo afferra e inizia a trascinarlo via, gli intimo di fermarsi, non mi ascolta, il tipo degli stracci a un gesto di Barcker estrae una pistola e glie la punta.
Ripeto quanto detto poco fa, ma l'uomo tatuato sembra non ascoltare e procede nella sua marcia... grido... nulla, carico il cane e grido più forte, nulla... sparo.
Il suo ginocchio sembra andare in frantumi attraversato dal mio proiettile, lui invece non fa una piega, si volta vero di me è con l'ingenuità di un bambino mi chiede
"Che vuoi?...perche?"
gli intimo ancora un volta di fermarsi, lui per tutta risposta mi lancia una delle catene che lo avvolgono munita di uncino.
Quasi come se fosse un gesto guidato da una forza superiore, l'uncino mi lacera la spalla fino all'osso, sento le forze che mi abbandonano, la vista si annebbi, cado su un ginocchio e svengo, non prima di aver scaricato i 5 colpi rimasti addosso a quell'individuo che con un pesante tonfo si accascia al suolo. tutto diventa buoi.
Svengo.

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