"Sai che porta sfortuna rompere uno specchio vero?"
L'uomo parla al ragazzino che lo osserva con le lacrime che gli scendono sulle guance paffute.
"Io non volevo..." singhiozza.
"Non importa piccolo. Vieni dammi una mano a raccogliere tutto."
I due raccolgono i frammenti, in ognuno dei frammenti si riflette una parte della stanza, ogni framemento è una storia, una descrizione di qualcosa che succede altrove.
"Vedi quello specchio la in fondo piccolo?"
Il bambino annuisce.
"Quello specchio è molto antico, non si sa da dove venga, ne chi lo ha costruito, è il mio pezzo più pregiato...E' uno specchio magico."
"Magico?" farfuglia il bambino.
"Si."
"E cosa fa?"
Il vecchio sorride e scompiglia i capelli sulla testa riccioluta del bambino.
"Vieni ti mostro una cosa."
Il vecchio porta il ragazzino di fronte allo specchio.
E' uno specchio alto due metri e largo più di uno.
Lo specchio è tutto d'argento lucidato.
"Ma non ci si riflette bene qui."
"Lo so - dice il vecchio - ma questo specchio non è fatto per riflettersi, ma per riflettere."
Il bambino la guarda confuso.
"Chiunque ti più dire come è ciò che già vede, ma solo un mago può mostrarti quello che tu non vedi. Così è per gli specchi. Tutti possono mostrarti la vita che hai davanti, ma solo uno specchio magico ti può mostrare la vita come tu non la hai mai guardata."
Il vecchio guarda il bambino, sa che lui non può capire.
Accarezza lo specchio, pensa alle vie di Londra, pensa all'India e pensa alla Città Grigia.
"Vieni piccolo, andiamo a prendere un gelato."
Il piccolo guarda nello specchio e ci vede solo il suo viso confuso dal riflesso dell'argento.
"Nonno..."
"Si?"
"Poi passiamo dallo zio John?"
"Si, ok. Adesso andiamo Theodore"
I due escono e lasciano solo lo specchio.
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