lunedì 27 agosto 2012

Harold

Tempo fa
Harold prende in mano la maniglia e la gira.
Apre la porta ed entra nel salone.
Dal soffitto le luci azzurre illuminano gli scranni vuoti e il volto dell'uomo che gli sta di fronte.
"Così sei giunto alla fine."
Harold si guarda attorno.
Il salone ê immenso, da una parte centinaia di seggi vuoti, dall'altra parte un cumulo di macchinari e cavi elettrici, di fronte l'uomo.
Alle sue spalle oltre la porta lo aspettano Jimbo e Jhon.
Sono rimasti solo loro tre, gli altri hanno preso altre vie.
Harold è stanco e ferito.
Adesso possiede delle capacità che prima poteva solo sognare.
Gli basta toccare qualcosa per imprimere in esso una parte del suo potere.
Cammina verso il seggio di fronte a lui.
Sente che la persona che gli sta di fronte non è come lui, forse è il capo di tutti.
"Sono passato per tutte le mie vite per trovarti e adesso ti sto di fronte come uomo."
L'uomo si alza dal seggio e gli va incontro.
"Harold, tu non sei più un uomo, hai attraversato luoghi che non esistono ancora e visto cose che devi ancora ideare. Io ti sto di fronte come pari adesso. Per giungere qui hai molto desiderato e molti di quei desideri si sono esauditi."
I due sono a un metro l'uno dall'altro.
" Ora dimmi Harold, qual'è il tuo ultimo desiderio?"
Harold mette una mano in tasca.
"Voglio essere te!"
La lama saetta veloce dalla mano di Harold al petto dell'uomo che gli sta di fronte.
L'acciaio penetra tra le ossa e lacera la carne e gli organi.
Dalla bocca dell'uomo cola un rivolo i sangue.
"Sia."
Sono le ultime parole che l'uomo dice, poi cade a terra.
Il corpo di Harold sembra andare a fuoco, lui urla per il dolore.
Le fiamme imprimono cicatrici contorte che si trasformano in tatuaggi metallici.
Dagli occhi fuoriescono luci verdi che colpiscono le cose che gli stanno attorno.
Jimbo vede la scena e si getta dentro per aiutare Harold.
Appena si avvicina una vampa di fuoco lo colpisce in pieno e lo butta fuori dalla stanza.
Due minuti e tutto è finito.
Harold si rialza da terra.
Il corpo nudo è tatuato per la quasi totalità.
"Ora pensiamo al mio mondo."

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